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Fiume Santo (C. Gaspa, 2016)

Il progetto, inizialmente intitolato “Sardegna: il tramonto di un paradiso”, viene successivamente rinominato “Sardegna: la difesa di un paradiso”. Da una visione disfattista sulla drammatica situazione ambientale che investe gran parte dell’isola si passa ad un approccio di attivismo e conservazione del territorio. Questo indica quanto il film, nato come documentazione passiva, si sia trasformato in un progetto multimodale e attivo.
Dopo un’introduzione sul progetto, il documentario si divide in quattro capitoli: modificazioni umane, industrie del centro e sud Sardegna, bellezze naturali, e industrie del nord Sardegna. A parte il terzo, costruito come intermezzo per illustrare le potenzialità della regione da una prospettiva turistica e ambientale, i restanti capitoli affrontano i maggiori conflitti ambientali dell’isola: la cementificazione di Olbia e i dissesti geologici da essa causati; la distruzione della Foresta del Marganai; il polo industriale di Portovesme; l’inceneritore di Tossilo; l’incidenza dei cancri a Sarroch; la centrale di Fiume Santo e l’incidente della “marea nera”; e, infine, il caso del fallimentare polo industriale di Porto Torres. Gli autori prendono una posizione netta e chiara rispetto ai problemi ambientali in Sardegna, narrandoli in prima persona e, soprattutto, propongono il turismo come soluzione economica alternativa e sostenibile all’industria.

Sinossi: Viviamo in un paradiso, ma lo stiamo distruggendo.

Titolo: Sardegna: il tramonto di un paradiso (versione alternativa: Sardegna: la difesa di un paradiso)
Regia: Carlo Gaspa
Anno: 2016
Supporti: audiovisivo, digitale colore
Genere: documentario, non fiction
Durata: 01:16:00
Soggetto conservatore: Heart of Sardinia
Complesso archivistico: N/A

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