Qui nei piccoli paesi è possibile osservare la morte in presa diretta, forse per i moltissimi vecchi, le case vuote, forse per gli ospizi che punteggiano il territorio, forse perché l’alternarsi delle primavere riaccende la luce in sala e ogni volta si fa la conta. In città è diverso, persone e cose si inseguono in un flusso costante: non c’è modo di vederne una fine. È come giocare a cavallina. Qui invece noi vediamo ancora i morti, l’ultimo c’aveva ancora un occhio mezzo aperto, infagottato nella bara. Non mi ha fatto grande effetto anche se lo conoscevo.
La voce di una donna che legge un testosu un tema che riguarda tutti i membri di una piccola comunità.Un percorso per immagini tra le nebbie del luogo, in un giorno invernale come tanti. Una musica di suoni sparsi che compongono la colonna sonora. A volte usiamo una scrittura cinematografica, o con un registro da narrativa, che si impregna del lavoro sociologico di ricerca “classico”, ma che si differenzia dalla semplice illustrazione dei risultati ottenuti dai ricercatori. Un oggetto ibrido… ethnofiction. Il sociologo Andrew Abbott dell’Università di Chicago propone una tesi suggestiva… “la sociologia dovrebbe avere il lirismo tra i suoi generi disponibili e dovrebbe pensare al lirismo come alternativa generale al pensiero narrativo ampiamente compreso”.
Titolo: Malgrado la vita, siccome la morte
Regia: Alessandro Diaco
A cura di: Elena dell’Agnese, Alessandro Diaco e Gilberto Marengo
Anno: 2023
Supporti: audiovisivo, digitale colore
Genere: documentario, non fiction
Durata: 05:25
Soggetto conservatore: GreenAtlas
Complesso archivistico: Produzioni GreenAtlas