L’allevamento delle anguille nella laguna di Comacchio è dominante per l’intera economia del territorio a partire dal XVII secolo, e venne resa particolarmente redditizia, nell’ambito della piscicultura, con l’ideazione della tecnica di “cattura” delle anguille tramite il cosiddetto “lavoriero”.
Legate a tale cultura esistono molte manifatture deputate alle diverse fasi dell’allevamento, pesca e preparazione alimentare delle anguille. Negli anni ‘30 del Novecento le Valli Comunali di Comacchio costituivano lo stabilimento di vallicoltura più vasto e più famoso del mondo, con una superficie di oltre 32000 ettari, 17 stazioni da pesca, 150 km di arginature, 20 km di covole, 50 km di canali marini, 200 manufatti idraulici, 150 fabbricati e 30 peschiere.
L’operazione di cattura si riproduce ogni stagione tardo autunnale, per la concomitante istintiva ricerca di acque più calde ove riprodursi. In tal modo i pesci finiscono per rimanere “catturati” entro recinti dalla forma di una punta di freccia.
Scheda tratta dall’approfondimento: Biodiversità nel delta del Po: trasformazioni ambientali e immaginario cinematografico
TIMECODE: 00:00-07:47
L’allevamento delle anguille nella laguna di Comacchio.
Titolo: Le Valli di Comacchio
Regia: Antonio Sturla
Anno: 1934
Supporti: audiovisivo, pellicola b/n
Genere: documentario, non fiction
Durata: 00:07:47
Soggetto conservatore: Ivan Ardizzoni
Complesso archivistico: N/A